Servizio Civile Universale

I primi mesi di Sofia in Ecuador

Written by Francesca

Gli ecuadoriani sono esseri strani e unici: dormono tranquilli in mezzo a scricchiolanti vulcani, vivono poveri in mezzo a ricchezze incomparabili e si rallegrano con musica triste.”  (Humboldt)
Così ha descritto l’Ecuador l’esploratore Alexander von Humboldt. Ricordo che questa è stata una delle prime cose che mi hanno detto appena arrivata nel paese, e in questi mesi trascorsi qui ho potuto constatare che queste sue parole di romanticizzato hanno ben poco, e che anzi, hanno fondamenta molto solide.
L’Ecuador è un paese ricchissimo in termini di cultura, tradizioni, natura e paesaggi. Al suo interno troviamo tutto: l’Amazzonia, con la sua ricca vegetazione, la foresta, e tutte le specie animali che la abitano, io ho avuto la fortuna di andarci per qualche giorno ed è stata una delle esperienze più incredibili che abbia mai vissuto, sembra di entrare in un altro mondo e si capisce davvero quanto piccolo effettivamente è l’uomo in confronto a madre natura. Poi c’è la Sierra, geograficamente la parte centrale del paese che sulla mappa sembra una piccola strisciolina verticale, ma che nella realtà è dominata da gigantesche montagne e vulcani, molti dei quali raggiungono i 5000-6000 metri di altitudine. Infine, la costa bagnata dall’Oceano Pacifico che ti inganna con il suo calmo orizzonte per poi mostrarti la sua vera natura con le sue potenti onde. Sì, l’Ecuador ha tutto, e gli ecuadoriani sicuramente vivono e dormono in armonia con tutto ciò, ma soprattutto, e molto più importante, nutrono un profondo sentimento di rispetto e orgoglio per la loro casa.
“Vivono poveri in mezzo a ricchezze incomparabili”, non è difficile da credere considerando che l’Ecuador sin dai primi tempi della colonizzazione è stato una fabbrica di oro, letteralmente. Queste parole si rispecchiano tutt’ora nel presente: la disuguaglianza sociale che affligge gli ecuadoriani è molto reale e ho potuto constatarla in prima persona. All’interno del progetto sto lavorando in due ambienti completamente differenti l’uno dall’altro in tutti gli aspetti possibili: da un lato abbiamo la scuola delle suore salesiane che, essendo privata, non è accessibile a tutte le fasce della popolazione, dall’altra abbiamo una fondazione che si occupa di accogliere bambini da 0 a 17 anni che provengono da ambienti e situazione familiari vulnerabili e, in alcuni casi, di violenza; ogni settimana vivo il contrasto di queste due situazione che sono totalmente opposte. Un episodio che mi ha segnato tantissimo, ed è successo recentemente, è stato quando parlando di semplici scarpe con alcune ragazzine della fondazione una di loro ha detto che non spenderebbe mai più di 5$ per un paio di scarpe e già 20$ le sembravano esagerati, quasi come fossero gettati via, quando, al contrario, i bambini della scuola sembrano fare a gara a chi porta il giocattolo più bello. Questo episodio mi ha fatto anche riflettere sul modo nostro modo di vivere consumistico europeo, alla ricerca del vestito più bello con l’esigenza di essere sempre alla moda, in un tentativo di sentirsi negli scaloni più alti della piramide sociale, e mi ha permesso di realizzare quanto questi ragazzini della fondazione siano a volte più maturi di persone che hanno quasi il doppio dei loro anni, sebbene non sia giusto che non abbiano potuto godere a pieno della loro infanzia e siano dovuti maturare troppo presto e troppo velocemente a causa delle vicende che li hanno segnati.
È vero, gli ecuadoriani hanno questa strana abitudine di rallegrarsi sui fatti tristi, che sia tramite canzoni, scherzi, battute o film. All’inizio questa particolarità mi lasciava abbastanza perplessa e spesso mi trovavo a pensare tra me e me come sia possibile rallegrarsi di avvenimenti e situazioni tristi e tragiche. Ci è voluto un po’ di tempo per capire che in fondo gli ecuadoriani non sono pazzi o incapaci di empatia, ma che in realtà è come hanno interpretato il famoso modo di dire “prendere con filosofia”. La storia di questo paese è stata segnata da un alternarsi e incrociarsi di sottomissione, tirannia e violenza, storia che tutt’ora persiste a causa di radicati problemi quali corruzione e il fenomeno del narcotraffico che con le sue varie bande criminali da alcuni anni sta governando l’Ecuador e il suo popolo: si è arrivati al punto in cui quasi ogni giorno si sente parlare di nuove morti e omicidi, conseguenze della guerra tra bande per il “controllo del territorio e dei corridoi”. Sapendo questo, non è difficile capire perché questo popolo sia incline a cercare e considerare “il bicchiere mezzo pieno” per cercare di portare avanti con una certa normalità la vita di tutti i giorni; allo stesso tempo, l’ironia è una delle ultime “armi” rimaste a disposizione per combattere questi grossi problemi che affliggono la società, uno dei pochi strumenti che gli ecuadoriani può usare per denunciare e reclamare i propri diritti.
L’Ecuador è un paese tanto bello quanto segnato dalla sua storia, ma da questo, gli ecuadoriani non si sono mai lasciati scoraggiare o farsi mettere in ginocchio, proprio per questa ragione spesso mi trovo a stimare il loro non arrendersi mai a queste difficoltà e anzi a combattere per la loro patria, la loro casa.

Sofia, operatrice volontaria di Servizio Civile Universale in Ecuador

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