Il paese è il Madagascar, il volontario sono io, e i protagonisti sono i bambini.
La mia esperienza fino ad adesso è stata segnata da svariati incontri, conoscenze ed attività, scoprendo persone che dedicano la propria vita a quella di altri, per amor del mondo, rimanendone profondamente colpito.
I professori del centro di alfabetizzazione sono le prime persone culturalmente diverse con cui abbiamo avuto l’opportunità di condividere del tempo, se non consideriamo le suore.
Noi volontari insegniamo lingua inglese, francese e italiana, loro invece ci insegnano quella malgascia.
Le conversazioni durante le lezioni, che permettono uno scambio culturale incredibile, sono sempre molto curiose, può capitare sia di vedere smorfie sulle loro facce o sulle nostre, sia di ridere tutti insieme per lo stesso motivo.
Questo ci ha avviato un po’ al mondo malgascio capendo come sono le relazioni in questa cultura.
Tutti i giorni poi ci ritroviamo in mezzo ai bambini, a volte per fare alfabetizzazione e altre per fare attività di qualunque genere.
Stare insieme a loro è tanto bello quanto faticoso, hanno un’energia tale da riuscire a stancarti in meno di dieci minuti, ma l’emozione è sempre tanta, sia la nostra che la loro.
Poi ci sono le suore, che mandano avanti tutti questi magnifici progetti, le aiutiamo nella vita di comunità e nelle mansioni comuni come può essere cucinare o apparecchiare la tavola. Spesso ci facciamo raccontare esperienze del loro vissuto per capire meglio dove siamo e a chi rivolgiamo il nostro servizio.
Noi volontari non siamo indispensabili alla comunità, diamo solo una mano, facciamo quello che serve a far respirare e riposare per un po’ chi in questa comunità ci vive e ci vivrà. E questo è un bene, dato che noi ci staremo per un periodo limitato.
Siamo, o almeno cerchiamo di essere, una ventata di aria fresca per chi ci sta accanto.
Niccolò, operatore volontario di servizio civile universale in Madagascar