11 Ottobre, ho il volo per Antananarivo, l’ultima a partire, abbraccio i miei cari e miei amici, ho l’ansia che mi divora ma cerco di non pensarci mi preparo per imbarcarmi tra scali e sonno atterro nella nuova terra che mi avrebbe ospitato per 10 mesi.
Esco dall’aeroporto e mi coglie di sorpresa il caldo pungente, la gente si avvicina per parlarmi ma sento voci familiari, le mie compagne entusiaste di vedermi. Salgo in macchina e mi avvento dentro la caotica capitale che ospita 3 milioni di persone, sempre molto confusa ma affascinante, talvolta cruda e profonda. Strade sterrate, bambini, cani, senza tetto, baracchini e sento in lontananza la parola vasaha (straniero) che mi rimbomberà per le seguenti settimane.
Finalmente inizio a lavorare con le prime classi e mi rendo conto che sono più timida del previsto, fatico a relazionarmi, mi inceppo con le parole mentre questi bambini curiosi mi fissano e ridono scherzosamente. Risulta difficile il sapersi adattare alla cultura, ai modi di fare, di vivere, alla lingua e all’ambiguità vista dai nostri occhi, ma con pazienza e lasciando il tempo scorrere si sistema tutto.
Il rapportarsi con i bambini a volte non è semplice, non hai autorità con loro e fatichi ad acquistarla, non parli bene la lingua, hanno un metodo educativo differente dal nostro. Arrivi a un certo punto che hai timore di tutto, di perdere in partenza, ti rifugi nella comunicazione delle suore e al loro modo di educare. Mi fermo a pensare e a osservare che in fondo questi bambini non hanno mai avuto un’educazione, non è una priorità ecco, hanno situazioni al di fuori che riportano a scuola che è il loro unico rifugio.
Con il passare del tempo e dei mesi ho imparato a vivere nel presente, a lasciare che la vita si sviluppasse senza preoccupazioni e a concentrarmi sulla bellezza semplice delle cose quotidiane e alla autenticità del popolo che mi ha dato una nuova prospettiva sulla visione della vita.
Ogni giorno è stato una lezione di vita, ogni incontro una possibilità di crescita.
I miei primi tre mesi in Madagascar sono stati un’esperienza indimenticabile e posso dire con certezza che questi mesi sono stati tra i più intensi e significativi della mia vita.
Questo periodo mi ha regalato emozioni profonde e nuove scoperte.
Maha, operatrice volontaria di Servizio Civile Universale in Madagascar